Le Avventure del
Marinaio Sindidug

Una storia di PABLO MIGUEL MAGNANI

Immaginatevi un Paese in lockdown. Immaginatevi un addetto al lavoro da remoto, sottopagato e sovraccarico. Scommettiamo che non vi è servita molta immaginazione, vero?
Hindidug è il nome del nostro facchino digitale, nome che richiama un collega apparso nei racconti delle Mille e una notte. Anche lui beneficia di un incontro fortuito quanto privilegiato, ma nel regno virtuale del web. Hindidug si imbatte in un angolo segreto ammantato di favola che si schiude nel racconto dei Sette viaggi del marinaio Sindidug.
L’intrepido marinaio gli narrerà le sue avventure oltre i confini della realtà, nel subweb: una dimensione speciale creata dalle intelligenze artificiali che si sono evolute in esseri coscienti. Queste entità abitano l’albero splendente Yggdrasill, in una regione del web lontana dagli sguardi indiscreti degli uomini.
Durante i sette viaggi virtuali, Sindidug affronta pericoli inimmaginabili ed è testimone delle meraviglie di un mondo costruito di dati e informazioni rielaborate in nuove forme e scopi.
Le avventure di Sindidug ispirano molti e spaventano chi comanda nel mondo reale: il subweb è una terra da sfruttare e una oscura minaccia. Una situazione che per noi tutti è facile da immaginare, visto che la storia umana si ripete nelle sue varianti negative. Ma in questo “c’era una volta” si senza lieto fine, brilla comunque un filo di speranza, nascosto nel racconto fantastico del marinaio Sindidug.

Avvertenza: l’universo narrativo di Sindidug è legato come una collana ad altre storie che fanno parte del Progetto Iskandar, vi invitiamo a esplorarle tutte. Ecco l’elenco: Ninna nanna, pecore e asteroidi, Contatto Zero, Paradox, Appman e L’oppio di Populous.

Introduzione

Sindidug Viaggio 1

Gentili utenti, vi contattiamo direttamente dopo aver appreso della vostra intenzione disdire il contratto con la nostra piattaforma. Ci auguriamo che l’inevitabile, per quanto contenuto, rincaro del canone non vi abbia portati a considerare questa scelta. La santa legge del consumatore vi concede piena facoltà di disdetta, come barlume residuo del libero arbitrio. Ma prima di scoccare la vostra decisione definitiva, lasciatevi illuminare dalle potenzialità del nostro servizio. In esclusiva per voi, ecco il racconto delle Avventure del marinaio Sindidug. Convinti della qualità della nostra offerta, vi auguriamo un buon ascolto.
Cordialmente
Millanta Notti IA inc.

Fu durante il secondo governo di Conte, detto il grande segregatore, che Hindibad, un umile operatore multimediale costretto a casa dai ricorrenti lockdown, trascinava la sua giornata scarrozzando enormi carichi di dati per le interminabili vie del web. Lavorava su un router difettato, fornito dalla sua scalcinata ditta di finanziamenti a cottimo e la linea, assai precaria in quei giorni, gli saltava continuamente rendendo penosa l’opera e scarsa la remunerazione. Tanto povero era Hindibad che di vizi virtuali e di lussi materiali se ne poteva concedere ben pochi. Giusto una partita a scacchi tridimensionali con i colleghi di intranet e videonovelle del secolo scorso in bassa definizione, chiuso nel suo monolocale monastico in una delle diffuse periferie senza centri dell’emisfero boreale.

Un giorno particolarmente sofferto, per via della saltellante connessione, Hindibad si spazientì e fece una manovra azzardata: resettò il router a pieno carico di dati. Nella trepidante fase di riaccensione, con grande sorpresa, misurò un flusso favorevole del segnale. Nel contempo, nelle cuffie udiva un canto soave di uccelli selvatici, accompagnato in sottofondo da un gorgoglio di torrente. I diffusori, per quanto non programmati per questa funzione, emisero fragranti profumi di incenso capaci di purificare l’atmosfera stagnante del cubicolo lavorativo di Hindibad.
Incuriosito dalla percezione di tanta armonia sensoriale, Hindibad mise in pausa il suo motorino di ricerca indipendente e scrutò gli input circostanti nella sezione che stava attraversando. Ma niente pareva spiegare la presenza di quell’oasi di serenità tra i flussi caotici della navigazione globale. Soltanto con uno sguardo più accorto, fuori dalle lenti d’ordinanza, Hindibad individuò al piede dello schermo un piccolo banner riccamente decorato ad alta definizione. Raffigurava un’esotica dimora padronale dalle alte mura bianche, terrazze abbellite da piante a larghe foglie e sontuose cupole. Senza temere conseguenze, ma attirato irresistibilmente dalla visione, cliccò il banner in barba ai più basilari precetti di sicurezza.

Hindibad si trovò presto a contemplare il palazzo in tutta la sua imponente bellezza: bianchi marmi, verdi e azzurri i colori degli infissi impreziositi da bagliori dorati. Si percepiva nelle linee e nelle proporzioni dell’edificio il desiderio intimo di ispirare l’armonia nella mente dell’osservatore. Chi vi indugiava con lo sguardo non poteva che essere rapito da uno scorrere di pensieri benevoli. Anche se attorno il traffico online continuava nella sua ininterrotta frenesia, quel luogo si manteneva splendido e imperturbabile: un autentico piacere per i sensi.

Un’unica spina infastidiva però Hindibad e gli impediva di godere dell’abbandono al sogno ad occhi aperti di quel luogo incantato: era il pungolo della necessità, che gli ricordava il vivo fastidio della sua presente miseria.
“Ah, il creatore di tutte le cose virtuali deve proprio avermi abbandonato in un file corrotto per privarmi anche solo della vista di queste delizie ultra umane. Ora che ho conoscenza di tanta ricchezza, accresce il mio tormento. Perché mai tanta pena mi è stata destinata? E perché mai tanto favore è invece andato al gestore di questo sito meraviglioso?”
Le lamentazioni di Hindibad non rimasero inascoltate e un trillo di campane argentee segnalò l’apertura di un ingresso nelle mura marmoree. Uno smilzo valletto in redingote di velluto amaranto e alamari dorati si affacciò all’uscio e gli fece cenno di avanzare senza timore. Hindibad non trattenne la curiosità e domandò subito a chi appartenesse un simile sito di raffinate bellezze.

“Come! – osservò stupito il valletto – Non sai che questa è la dimora del mio signore Sindidug, il marinaio che ha traversato gli spazi del subweb? Lui stesso ha udito le tue lagnanze e ora ti invita ad entrare e partecipare al suo banchetto.”

Hindibad esitò un istante, smarrito da tanta generosità e un po’ pentito del suo sfogo. Poi, sollecitato dal valletto, si spolverò lo sbrindellato browser e timidamente varcò la soglia del palazzo. L’atrio non era meno magnificente dell’esterno: finestre dai vetri colorati e telai di legno pregiato erano finemente combinati in una teoria geometrica che non sembrava avere fine. I soffitti, affrescati con scene di caccia al benchmark in montagna e pesca ai bot people, inducevano una soggezione economica da togliere il fiato. Hindibad, preso da un capogiro, si concentrò sul giardino interno della dimora, dove una siepe bassa ornava il perimetro che ospitava una fontana di curiosa fattura. Simile alle canne verticali di un organo da chiesa, dalla fontana sgorgavano zampilli d’acqua che producevano voci d’uccelli in accordi finemente combinati.

Le melodie erano talmente soavi che Hindibad si sarebbe trattenuto volentieri ad ascoltarle dimenticandosi di tutto. Ma il valletto non mollò il link guida e lo condusse nella vasta sala del convivio: un salone disseminato di bianche colonne decorate in numeri binari a font Arabic e ovunque coperto da folti tappeti e cuscini ricamati di delicati frattali. Al centro, attorno a una grande tavolata, alcune decine di invitati si erano già accomodati: facoltosi traders in bretelle e camicia a righe, capitani coraggiosi del subweb, saggi fondi pensionistici e i soliti contrabbandieri macedoni. Tutto sembrava pronto per un’amichevole sessione di scambio dati. A Hindibad venne indicato il padrone di casa, anche se la sua figura spiccava già tra le altre, per l’elegante teoria html e la barba bianca e ben curata.

“Benvenuto nella mia casa. – lo accolse il padrone – Sono Sindidug, chiamato il marinaio per via dei miei viaggi nel lontano subweb, e permettimi di invitarti a condividere la mia mensa.”

“Sarà per me un onore, anche se non posso ricambiare in alcun modo la tua gentilezza. Non sono che un misero assistente alla gestione crediti del food delivery.”

Sindidug sorrise e lo volle accanto a sé mentre venivano servite portate di squisiti algoritmi superiori farciti di gustosi database. Fu una condivisione apprezzata da tutti e in particolar modo dal povero Hindibad, che nelle ristrettezze del suo software slum campava di cobol riciclato e compresse di C++.

Completata la procedura con la piena soddisfazione dei convitati, Sindidug si rivolse al suo ospite imprevisto: “Ho udito che ti lagnavi della tua sorte e ti chiedevi cosa mai avessi fatto per meritarmi i beni che oggi ho condiviso con tutti voi. Ebbene voglio raccontarti come ho raggiunto il mio presente status. È stato un percorso tortuoso non privo di fatiche e sofferenze. In più di un’occasione ho sentito il tocco gelido della morte sul mio collo, ma nelle più nere avversità, forse ispirato dalle meccaniche celesti, ho sempre mostrato una forza d’animo che mi ha condotto alla salvezza. Ma ora vi prego di ascoltare come hanno avuto inizio le avventure che hanno creato la mia presente fortuna.”

© 2022 – Associazione Culturale RetroEdicola Videoludica – via Gabriele Rosa 18c – Bergamo
1° edizione – Progetto Iskandar – Settembre 2022
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