Daitarn 3 e il colpo della luna piena

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Il gesto che conta: Con l’aiuto del sole e della luna piena

In questi giorni di vita “a latere”, non è una manovra casuale quella di riaccostarsi ai classici. Ricettacoli di conforto, rigeneratori dello spirito e, a volte, fonti di nuove prospettive. Così mi è capitato guardando una puntata di Daitarn 3, il robot di Haran Banjo, difensore dell’umanità contro i loschi piani dei meganoidi. Una lotta che oggi trova una nuova attualità nel confronto sempre più ravvicinato tra uomo e macchina, dove le intelligenze artificiali potrebbero giocare una carta decisiva nel gioco dell’evoluzione. Non so se Haran Sozo (padre di Banjo) l’abbia messo in conto – l’anime giustamente tiene simili speculazioni ai margini per mostrarci il cuore dell’azione – nel suo sogno coloniale marziano supportato da meganoidi. Qualcosa indubitabilmente è andato storto. I meganoidi hanno forse capito che servire esseri più deboli era illogico (il paradosso di Hal 9001). Da qui l’idea di convertire gli uomini in cyborg per lanciarsi alla conquista dello spazio. 

Peccato che la corrotta “materia” umana abbia puntualmente il sopravvento sulla potenza meganoide, dirottando ogni proposito preordinato. Banjo lo sa e sfoggia apposta un apparato ad alta appariscenza per sollecitare l’ego malato che dorme nelle macchine. Esemplare in tal senso è l’episodio numero 10: Le luci della ribalta (questo il titolo italiano). Ossia la sfida tra Banjo e il meganoide Wong Law, attore di fama, star del cinema d’azione in costume, il chambara, il cappa e spada giapponese. Nell’aspro combattimento con Daitarn 3 – tutto cineripreso per la gloria e la vanità dello sfidante – il megaborg fa valere la sua destrezza nel corpo a corpo per culminare con una speciale mossa di spada. Una mossa che soltanto in questa tardiva visione ho riconosciuto come citazione. La mossa del cerchio della luna piena, il colpo letale del ronin nichilista Nemuri Kyoshiro. Personaggio nato dai romanzi di Renzaburo Shibata e protagonista di un ciclo di film che, soprattutto negli anni ‘60, aveva ottenuto una buona risonanza grazie all’interpretazione di Raizo Ichikawa. La citazione nel combattimento pertanto è un aperto omaggio: nel 1978 ricorrevano 9 anni dalla morte dell’attore, scomparso a soli 37 anni. 

Inutile dire che Wong Law non sopravvive allo scontro, ma è significativo che nel finale della puntata gli occhi del pubblico siano tutti per lui: bello, maledetto e defunto. In un certo senso la vittoria è sua, è riuscito a ottenere ciò che voleva; trasformarsi in una stella. A Daitarn 3 va la vittoria morale, la vittoria del sole sul lato oscuro della luna.

Mauro Corbetta

È un ologramma creato dalla Cultura Pop e dal (pessimo) umorismo milanese, ma se ce abbastanza corrente diventa vero in tutti i sensi. Tornerà?

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