Figli dell’Olocausto

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Cover Figli Dell'Olocausto

Dagli albori delle riviste di Videogiochi, i giochi di ruolo (o GDR) sono andati subito a braccetto, non di rado le riviste più importanti degli anni 80/90, come “Computer+Videogiochi” o “The Games Machine”, avevano al loro interno una grande rubrica su questa forma di divertimento fatta di carta e dadi.

I Figli dell’Olocausto è uno dei primi giochi di ruolo italiani (uscì nel 1990) pubblicato dalla Black-Out Editrice (su cui ci sarebbe molto da dire), la stessa de I Signori del Caos. Ambientato in un’Italia devastata dalla terza guerra mondiale, purtroppo combattuta con armi nucleari, e per di più invasa da alieni: Dichiaratamente ispirato a quel Mad Max in salsa italiana, incentivando i giocatori nella costruzione delle proprie ambientazioni a partire da luoghi reali (il set base è ambientato a Milano e periferia).

Il concept originale del gioco, così come gran parte dello schema di gioco, è di Andrea Cortellazzi, mentre il resto dell’opera è in collaborazione con Livio Cazzulani (autore anche della splendida copertina), Antonio Mola e Nicola Genzianella (divenuto poi disegnatore di successo, con all’attivo lavori per l’Intrepido e per Dampyr della Sergio Bonelli Editore).

I quattro si presentavano con l’acronimo di gruppo ALAN, dalle iniziali dei rispettivi nomi, per un progetto che nacque durante la comune frequentazione della Scuola del Fumetto di Milano. Ben presto diventa un gioco di culto per gli appassionati ed è attualmente ancora incluso nei più importanti database dedicati ai role-play. Esistono due edizioni dell’opera: la più “comune” (comune ma comunque di difficilissima reperibilità) è composta dal solo libro, mentre una rarissima versione in scatola che oltre al manuale base offriva anche delle miniature in piombo: è quella che potete ammirare e giocare a RetroEdicola Club. Infine è stata pubblicata una sola (delle tante pensate) espansione, “Neve Sporca”.

Da segnalare per la cronaca il gioco in scatola dei Figli dell’Olocausto: un progetto realizzato da uno studio esterno e offerto “chiavi in mano” dall’editore, la cui qualità molto bassa ne decretarono la prematura scomparsa. Di esso vennero però riciclate le miniature in piombo, che vennero, guardacaso, inserite nella versione scatolata del GDR che menzionavamo pocanzi.

Infine una curiosità: purtroppo il gioco subì diverse modifiche rispetto alla proposta iniziale (ad esempio, doveva chiamarsi “Figli dell’Apocalisse”). I testi furono scritti con un word processor precedente a MS WinWord. Siccome però la casa editrice usava un Mac, un dipendente ribattè il tutto, infarcendo il manuale di ogni genere di errori (o meglio orrori) ortografici.

Il Gruppo ALAN, il cui logo deve non poco a Roger Dean, è stata una delle poche realtà italiane che hanno coniugato creatività a intraprendenza imprenditoriale: un vero peccato che Figli dell’Olocausto sia stata la loro unica opera compiuta.

Mauro Corbetta

È un ologramma creato dalla Cultura Pop e dal (pessimo) umorismo milanese, ma se ce abbastanza corrente diventa vero in tutti i sensi. Tornerà?

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