cronache dall'ultima era glaciale: 1570 - 1700

Abbiamo da poco salutato il 2020, l’anno pandemico globale. Soltanto l’anno però, il morbo incombe e il pan è amaro. Ma non per questo issiamo bandiera bianca. Le ragioni sono tante e se vogliamo aggiungerne una, la offre il passato nel racconto de “Il primo inverno”, opera di Philipp Bloom, giornalista e divulgatore, studioso di storia e filosofia. Nel libro, pubblicato nel 2017, si raccontano degli effetti e soprattutto della vita e del pensiero germogliati negli anni della piccola era glaciale, durata dal 1570 al 1700 (il circa è d’obbligo, il clima planetario non si condiziona certo con una girata di rubinetto). Si tratta di un periodo vasto, segnato da molteplici rivolgimenti nella concezione del mondo, nel rapporto tra Stato e individuo e nelle scoperte.
Il racconto di Bloom è incentrato principalmente sulle vicende europee. L’Europa in quei secoli è stata motore del cambiamento, l’umanità sottoposta a quella prova globale poteva recedere ad uno stato di sopravvivenza. Non è accaduto. Non è accaduto grazie a uomini e donne che decisero con coraggio di non seguire la strada tracciata da padri e dalle istituzioni del tempo. Ribelli, ma non semplici insorgenti, piuttosto fecondi rivoluzionari. I disobbedienti si rivoltarono, volsero lo sguardo altrove, a nuove visioni dell’ordine del mondo, pensieri eretici, ardite sperimentazioni con piante e materiali di terre lontane, ingegnose opere di trasformazione dell’ambiente. Grandi e piccole invenzioni a testimonianza non certo di una resistenza passiva, ma di una vibrante reazione alle difficoltà di un habitat diventato ostile e alle costrizioni di organizzazioni sociali non più efficaci a garantire le comunità.
Nel libro Bloom si fa carico di un ampio mosaico culturale che ha come base le mutate condizioni climatiche. Il suo viaggio prende le mosse dalle cronache del tempo per evidenziare testimonianze di gelate eccezionali, cieli appannati e senza sole, raccolti rovinati, carestie, malattie e tumulti. In mancanza di spiegazioni di carattere scientifico, i dotti (e i presunti tali) del tempo ricorrevano a giustificazioni di carattere spirituale e religioso: se il tempo era cattivo, era il segno di una disapprovazione divina, che si traduceva in una punizione per i peccatori. Sorgeva quindi il problema di individuare il peccato e il peccatore. Da qui il lavoro dell’Inquisizione, organo investigativo alla ricerca del non conforme, della devianza che poteva attirare la punizione. Ne fanno le spese gli emarginati, i cittadini troppo in vista e oggetto di invidie e i pensatori che osano travalicare i canoni sanciti dalla tradizione.
Oggi può apparire assurdo e crudele, ma torture e roghi di streghe e stregoni erano le risposte dell’ordine riconosciuto alla richiesta di liberazione dal male, una purificazione. Gli antichi l’avrebbero chiamata “olocausto” e gestita con altre forme di espiazione attraverso il sacrificio, ma il senso non cambia. In un mondo senza scienza, si usava la teologia per dare un significato alle manifestazioni naturali, si azzardava con la magia e l’alchimia per tentare di ottenere gli effetti desiderati nel mondo fisico. Ma l’infallibilità dei testi sacri e le interpretazioni dei rappresentanti terreni della divinità, iniziano a scricchiolare attraverso la breccia creata da Lutero tra il potere temporale e quello spirituale. La Germania in particolare è squassata dal confronto fra le due fazioni. Le guerre, la scarsità di cibo e la rigidità del clima minano l’auto sufficienza delle comunità e dei regni, impongono una apertura dei mercati e delle rotte. Sono i primi accenni di una rete di traffici continentali, che oggi vediamo in ben altra scala.
Particolarmente godibile è la serie di ritratti dei pensatori e studiosi: Michel de Montaigne (autore degli splendidi Saggi, fari di etica e razionalismo), Carolus Clusius (alla sua tenacia di collezionista di piante dobbiamo vari ingredienti del menu occidentale), René Descartes (alias Cartesio, filosofo e pilastro della matematica moderna), Pierre Gassendi (studioso del processo cognitivo), Pierre Bayle (che con il suo Dictionnaire è uno dei precursori dell’esposizione del sapere in forma enciclopedica) e Baruch Spinoza (le cui riflessioni sono la base della scienza naturale) e John Locke (nei suoi scritti si ritrovano i principi che risuoneranno nelle costituzioni democratiche e liberali). Insieme a loro ci sono il rivoltoso Capitan Saccoccia, il mago John Dee, il messia Sabbatai Zevi, il “tuttologo” Athanasius Kircher e altri personaggi degni di nota.
Il primo inverno è stata una della grandi fasi di crisi per l’umanità, che nelle sue (spesso marginali e contrastate) sfaccettature ha trovato le risorse per superare gli ostacoli naturali e prosperare. Un esempio senza dubbio illuminante in quest’era di lunghi giorni grigi.