Lunzie e i viaggi siderali nel freezer

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Una mamma 007 contro i pirati tra gli sbadigli criogenici

In un lontano futuro la razza umana si è sparsa in una vasta regione dello spazio, e sotto l’egida della Federazione dei Pianeti che raccoglie varie specie senzienti sotto la sua ala protettrice. L’universo però è uno spazio che non dà requie a chi si avventura nelle sue profondità. Spietati razziatori noti come i Pirati dei Pianeti invadono e distruggono le nuove colonie, privandole delle risorse faticosamente accumulate dai coloni.
 
Lunzie Mespil è una giovane madre e dottoressa che per lavoro deve lasciare la propria figlia per un viaggio verso una nuova colonia. L’astronave però viene immancabilmente attaccata dai pirati e Lunzie si salva grazie a una capsula di salvataggio dotata di un dispositivo di ibernazione in attesa dei soccorsi. Ma la capsula va alla deriva nello spazio e viene ritrovata solo dopo sessantadue anni. Comincia così per Lunzie una sorta di nuova vita in un tempo che non è più il suo, dove la figlia è ora molto più vecchia di lei, con una nutrita schiera di figli e nipoti, che fra una avventura e l’altra avrà modo di conoscere, senza però poter abbracciare la figlia che proprio quando spera di incontrarla si trova nuovamente a fare naufragio nello spazio e a ricorrere ancora all’ibernazione per salvarsi. Questa volta si risveglia dopo dieci anni, e ancora pare debba ricominciare tutto daccapo.
 
Ancora una volta si ritrova a partire verso una nuova colonia, questa volta come una sorta di agente segreto, per raccogliere informazioni su chi collabora con i pirati dei pianeti, i quali non mancano anche questa volta di attaccare la nuova colonia del pianeta Ambrosia, fra tutti il pianeta più simile
alla vecchia Terra. Sfuggendo alla furia dei pirati si ripara con una navicella in una caverna e, indovinate un po’: anche questa volta si mette in stato di ibernazione in attesa di essere soccorsa dalla flotta della Federazione.
 
Romanzo leggero e scarsamente interessante, quasi infantile e politicamente corretto fino alla nausea, con le dovute sdolcinature da romanzo alla Harmony. Le due scrittrici riescono a evitare ogni guizzo di fantasia e originalità, scadendo nella sonnecchiante ripetitività della più innocua delle trame, con un finale che lascia presagire un altrettanto noioso, inutile seguito. Un romanzo che pare scritto per un pubblico di lettori giovanissimi, dai dieci anni in poi.
 
Giuseppe Ferri
 
Effetto Criogenico
Anne MacCaffrey & Jody Lynn Nye
Titolo Originale
The Death of Sleep – 1990
Traduttore: Gianluigi Zuddas
Pag. 306
Cosmo Argento 275
Editrice Nord

Giuseppe Ferri

classe 1959 da sempre appassionato lettore di SF, unico genere letterario in grado di unire materia umanistica a 297 quella scientifica senza annoiare. Ama leggere più che scrivere e questo è il motivo della sua scarsa produzione. Attualmente, dopo 42 anni e 10 mesi di contributi finalmente in pensione, ma continua ad avere lo sguardo sul futuro.

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