
Lo abbiamo fatto ancora, frugando tra i primitivi videogiochi della prima ora, dopo il bellissimo e caratteristico “Tennis for Two”, ci siamo impegnati, io, Giulio e Davide, a riportare in vita lo spirito e le dinamiche di OXO. Partiamo dal principio, e illustriamo per chi non lo sapesse di cosa stiamo scrivendo.
Benché la storia dei Videogiochi, come ci ha ricordato Carlo Santagostino durante una sua presentazione, non è affatto lineare, e soprattutto abbastanza oscura, viene riconosciuto unanimemente OXO come primo videogioco della storia, perlomeno è abbastanza certo il primo con una grafica.
Siamo nel 1952 in quel di Cambridge, lo scenario è ancora una volta in ambito accademico, tale Alexander Sandy Douglas presentò come tesi di dottorato OXO per esplicare in modo convincente l’interazione tra Uomo-Macchina. Ma cose è OXO? Conosciuto ai più come Nought and Crosses o anche come Tic-tac-toe, da noi semplicemente il Tris. E sì, è un gioco di parole degno del nostro Simon, OXO sono proprio i simboli usati in questo famosissimo gioco. Ad OXO era possibile giocare solo in singolo contro una forma primitiva di intelligenza artificiale. Primitiva, ma micidiale, in pratica il massimo risultato ottenibile è un pareggio.
Il Videogioco funzionava su un titanico EDSAC (L’Electronic Delay Storage Automatic Calculator) uno dei primissimi computer elettronici digitali della storia: progettato e costruito nella stessa università di Cambridge, rifacendosi a sua volta allo storico documento del visionario John von Neumann (First draft of a report on the EDVAC). La cosa interessante di tutto questo, e meno nota, e che l’EDSAC è il terzo computer della storia basato sull’architettura a programma memorizzato: in pratica l’intera macchina non è progettata per eseguire una sola funzione, ma viene programmata. Ne deduciamo quindi che effettivamente OXO è un programma (o meglio in firmware, ma sono finezze), rendendolo di fatto il primo videogioco scritto in codice macchina della storia.
Il gioco aveva come output video tre oscilloscopi a fosfori verdi, tutti collegati all’EDSAC, uno era per il gioco, uno per indicare al giocatore cosa doveva fare, e infine l’ultimo era per scopo scientifico, ispezionava i banchi di memoria (al tempo chiamati “taniche” e costituiti da grosse valvole termoioniche)
Restava un solo scoglio al nostro geniale Douglas: il gigantesco elaboratore… non aveva neanche uno straccio di tastiera. I programmi erano inseriti in due modi: il primo tramite leve ed interruttori, mentre il secondo input, in verità implementato in seguito (e non sappiamo se era già attivo al tempo di OXO), prevedeva delle schede forate. Non molto pratico!
La soluzione fu probabilmente dettata dalla pura casualità, Douglas usò un comune telefono (a disco ovviamente), ogni numero corrispondeva a una casella, più lo zero usato per le scelte. Semplice, geniale, funzionale.
La storia, concludiamo, e che l’EDSAC è il primo computer della storia con un videogioco: la prodigiosa macchina vantò ben 87 programmi (parola grossa ma non entriamo nei dettagli) di uso generale. Dalle operazione aritmetiche, lavori di stampa, di controllo e altro, come non citare l’uso che ne fecero nel 1950 Wilkes e Wheeler, per risolvere un’equazione differenziale relativa alla frequenza dei geni (il primo uso di un computer in campo biologo), oppure, sempre dagli stessi autori, per trovare un numero primo di 79 cifre (il più grande conosciuto al tempo).
In mezzo a tutte queste meraviglie fatte da uno dei primi grandi computer dalla storia c’era anche lui, un piccolo videogioco, OXO, forse il primo, ma di sicuro un passo importante per la storia dei videogiochi: senza di esso oggi probabilmente sarebbe tutto molto diverso, o forse, non esisterebbero proprio i videogiochi.
Mauro