Come trovare parcheggio nel centro storico della Terra senza litigare con Casanova e Hitler

L’umanità si può dividere per sezione aurea, ma anche in due spicce categorie: quelli che attendono che la verità venga a galla e chi invece vuole andare a fondo, affacciarsi a quel pozzo di verità che spesso provoca vertigine. Ebbene al club una certa sera d’agosto si è deciso per la seconda opzione. All’appello si presentò un equipaggio smilzo, munito di bottiglie di spirito investigativo, metri di zuccheri e speciali torce d’intuizioni umoristiche. Si era diretti giù al nerd, concatenati in un trittico di visioni avventurose (Il tempio degli uomini talpa, Viaggio al centro della terra e The Core) per ripercorrere l’epopea spaziale che da millenni solletica fantasie di poeti necrofagi e furbi imbonitori sciamani. Quella che segue le traiettorie gravitazionali esplicate dalla mela di sir Isaac Newton, ma non si arresta al livello del prato per le dispute del croquet, bensì lo solleva impudicamente contro ogni regola istituita del bon ton vittoriano. Galeotto fu il libro, nella fattispecie l’esoterico “Il mattino dei maghi”, di Pauwels e Berger, saporitissimo zibaldone d’alchimia misteriana impreziosito di salubri miti classici ed enigmi di stagione. In alcune pagine si dipanano le teorie planetarie della terra cava, dei regni sotterranei, delle società segrete tre metri sotto l’asfalto o il pelo d’acqua. Una felice parata di ossessioni investigative che partono dal quesito: che ci sta qui sotto?
Dovendo scegliere un nume tutelare per il nostro viaggio fantastico non esito a citare il seicentesco Arne Saknussemm: cripto scienziato, mezzo mago, mezzo Gordon Pym (da non confondersi con il Gordon gin, benché il citato eroe poelliano, al termine del sua allucinata odissea abbia a sprofondare nella cavità del Polo sud che inghiotte nel globo le acque terrestri superficiali, tra fumi e apparizioni che forse con il gin hanno qualche indubbio debito).
Arne, dicevamo, attratto dal mito di Atlantide come tutti i bravi fan di Platone, ma impossibilitato a frugare in fondo al mare, si convinse a cercare una via geologica alle sue archeo speculazioni accolte dalle fragorose risate del trollante pubblico dei leggenti (ai tempi mica così vasto, ma forse non meno sarcastico nelle repliche). E così sparì nelle viscere fumiganti d’Islanda. È Jules Verne, padre della fantascienza a vapore ed elettricità, a fabbricare il suddetto pioniere delle profondità inventandosi una storiella amena di cavità visitabili via vulcano, che allieta tuttora gli spiriti avventurosi e fa arricciare il naso ai geologi.
Ma Verne amava muoversi lungo i sentieri del plausibile senza allontanarsi troppo dalla segnaletica della scienza ufficiale. Che dire infatti del signor Edmund Halley della notoria cometa che, voltando momentaneamente le spalle agli spazi siderali, si figurò una Terra composta all’interno da cerchi concentrici ruotanti per spiegare le bizze del magnetismo superficiale. Non si sa se ispirato da questa teoria o forse dal “Viaggio sotterraneo di Niels Klim” del danese Ludvig Holberg pubblicato nel 1741, il nostro Giacomo Casanova scrisse il monumentale (1.800 pagine!) “Icosameron”. Un resoconto fantastico di un viaggio all’interno della terra. Una prolissa gulliverata, pubblicata a Praga nel 1788, che narra di due fratelli esploratori a contatto con esseri bizzarri, i nani megamicri, in meravigliosi scenari edenici e ctonici. Opera che purtroppo non venne premiata dal pubblico e lasciò lo sfortunato autore pieno di debiti, in balia agli usurai.
Dalla letteratura alla parascienza: le teorie di una terra cava esplorabile (e forse pure abitabile!) si diffondono nel primo ottocento soprattutto ad opera di John Cleve Symmes jr, un militare che nella sua tipica precisione stabilì il numero delle sfere concentriche e l’angolo degli ingressi su ciascun globo. Il buon John si rovinò finanziariamente nel tentativo di creare un seguito di pubblico alla sua idea e di allestire una spedizione al Polo che la confermasse. Da ricordare che il suo ritratto porta la didascalia: l’uomo con un buco nel Polo. Ogni ironia è superflua… Ma chi poteva confutarlo? Non certo Jeremiah Reynolds che nel 1829, arrivato in nave allo zerbino del Polo sud con l’intento di provare la fantastica teoria “bucolica”, fu dissuaso a spintoni dalla prosaica saggezza dei marinai.
Intanto le menti acute scavavano nel buio dell’ignoranza geografica e geologica a colpi di immaginazione verso il centro della terra. Cyrus Read Teed, medico e alchimista dilettante, dopo aver rimediato una scossa elettrica, attorno al 1870 propugnò la teoria della terra cava: non abitiamo una “sfera” bensì un mondo concavo. Teed si fece messia di questa verità rivelata (“we live inside” noi viviamo all’interno) e conquistò adepti, fondò comunità e diffuse i suo pensiero attraverso il giornale “La spada di fuoco”. Quando morì e non si reincarnò come annunciato, l’indice di gradimento del Koreshanismo (la sua setta) precipitò.
Il fascino del profondo tornò a colpire al giro di boa del secolo con il resoconto romanzesco di un viaggio nel cuore terrestre “Smoky god (il dio fumoso o viaggio nel mondo interno) scritto nel 1908 da Willis George Emerson. I suoi eroi sono padre a figlio pescatori norvegesi: smarriti tra gli iceberg trovano la via per un continente sconosciuto abitato da una genìa di amabili giganti. Un luogo illuminato da un sole interno, aspetto che mette in ombra le pareti illuminate da minerali e alghe fluorescenti pensate da altri scrittori. Emerson pose il suo sigillo sul regno sotterraneo di Agharti, luogo mitico con radici polimitologiche (dal Tibet agli Iperborei), origine di popoli e saggi condottieri, per non dire apertamente profeti. E la sua visione venne abbracciata generosamente da teosofi e spiritisti alternativi, magari un po’ stanchi di dover accogliere uomini superiori dal cielo.
Fantasia e scienza trottano insieme sulla materia degli abissi terrestri. Un passo avanti, o forse in basso, lo compì Marshall Gardner assemblando resoconti di esplorazioni polari e osservazioni astronomiche per il suo “Un viaggio all’interno della Terra, ossia i Poli sono mai stati scoperti?”. Un volumetto di 450 agili pagine che ridefinisce il concetto di Terra cava estendendolo anche agli altri pianeti. Inoltre propose un modello della Terra cava con un sole al suo interno. Rigorosamente brevettato.
Ricordate il giornaletto dei Koreshans? Ne trovò qualche copia Peter Bender, un aviatore tedesco prigioniero in Francia nel 1914. E anche lui ne rimase folgorato. Non potè esimersi dal ricavarci un libro – “Holt Welt Lehre” – che negli anni ‘30 del ‘900 acquisì una certa notorietà in Germania. Il balzo teorico è da brivido: noi viviamo sulla parete interna di una sorta di bolla nella roccia infinita. L’atmosfera arriva a una sessantina di chilometri poi c’è il vuoto che ospita la Luna, i pianeti e il sole. Una massa oscura che si interpone regolarmente al sole ci dà l’illusione della notte. Lo schema cosmico chiuso e tascabile piacque in particolare agli ambienti nazistoidi – incluso lo stesso Hitler che con l’occulto ci marciava non poco – che dileggiano la scienza borghese, intrisa di orridi giudei (gente come Einstein per intenderci). Da qui si arriva alla spedizione del 1942 nell’isola di Rugen, nel Baltico, di un team di esperti in segnali radar. Obiettivo: sparare raggi infrarossi per individuare i movimenti della flotta inglese usando antenne puntate al cielo con un angolo di 45 gradi. Certo, perché se la terra è concava le onde radar che viaggiano in linea retta possono cogliere movimenti di oggetti assai distanti. Logico no? Risultato? Nullo e legnate per il povero Bender.
Nonostante qualche rigurgito mattoide, oggi le teorie della terra cava e dei regni sotterranei sono limitate a uscite estemporanee di classici rieditati (da Verne a Edgar Rice Burroughs) e sospensioni della credibilità in salsa Marvel. Ma davvero possiamo archiviare serenamente tutto il patrimonio delle speculazioni 20mila leghe sotto i nostri piedi? Forse non del tutto se pensiamo che la sensitiva lady Paget, moglie dell’ambasciatore inglese del neonato regno d’Italia, profetizzò che nel 21esimo secolo si sarebbe trovata l’entrata per il reame sotterraneo atlantideo, finalmente deciso a manifestarsi. L’agenzia viaggi Saknussemm accetta prenotazioni per i baci fatali della regina Antinea. Quello sì un bel richiamo per scendere sottoterra.
Gianlorenzo