Flora di Hiroshi Yoshimura
Nell’anno in cui morivano Bombolo e Rita Hayworth, nell’anno in cui venivano pubblicati Quark Express e Cacao Meravigliao, nello stesso anno usciva l’album di Hiroshi Yoshimura intitolato Flora. Era il 1987.
Io l’ho scoperto settimana scorsa e confesso che, pur essendo in corsa in quell’anno, non lo conoscevo per nulla. Ci sono opere che ti arrivano nel momento in cui puoi comprenderle e gustarle, diversamente non ti dicono nulla. Posso dire con certezza che se avessi ascoltato Flora nel 1987 non l’avrei “sentito” per niente. È un disco che sta nella categoria della musica ambient. Etichetta che è servita per catalogare un genere di musica principalmente elettronica, anche se per i rockers era un sinonimo di noia.
La musica di Yoshimura prende le mosse nel 1972 con il gruppo computer music Anonyme. Ma bisogna attendere 10 anni per sentire il suo primo album: Nine Post cards, nove cartoline destinate al museo d’arte contemporanea di Tokyo. La musica viene diffusa nelle sale per accompagnare i visitatori con impressioni sonore.
Yoshimura ha nel suo bagaglio i lavori pionieristici di Brian Eno, la profondità dello Zen e la lezione del movimento Fluxus sull’abbattimento delle barriere tra opera d’arte e quotidianità. Il risultato è una musica che include suoni della natura e li abbina al respiro elettronico in cerca di nuove armonie: una sintesi.
Flora è un album nel quale il naturale ha meno spazio e Yoshimura crea un dialogo tra tastiere, discorsi minimali, ingenui e ripetitivi, che rimandano ad un altro dei suoi punti di riferimento: Erik Satie (citato anche nell’ultima canzone: Satie on the grass).
In Flora, in particolare, si riconoscono i timbri e le voci dei sintetizzatori dell’epoca. Suoni che ricorrono nelle colonne sonore del periodo, dal cinema ai videogiochi. Quindi l’ascolto si fa interessante sia per il contenuto di questi bozzetti sonori sia per le “voci” elettroniche di queste sonorità eteree e fluide.
Su youtube trovate l’intera discografia di Yoshimura, un gradevole scacciapensieri in questi giorni di forzata pausa.
Ps: Ditemi se Maple Syrup Factory non è una delizia!