La linea grigia della maturità, dalla Francia al Giappone

L’amore, il desiderio e il tempo. Sono pressoché identici i vertici dei due triangoli narrativi composti da autori a prima vista piuttosto lontani: Francoise Sagan e Yukio Mishima. Due autori quasi contemporanei, la scrittrice francese è del 1935 e il suo esordio letterario Bonjour tristesse è del 1954, Mishima è nato nel 1925 e si impone al grande pubblico nel 1949 con le Confessioni di una maschera.
I libri che si specchiano sono Le piace Brahms? di Sagan e La scuola della carne di Mishima (scritto nel 1963). Due opere distanti nello spazio: gli autori appartengono a Paesi e culture diverse. E lontane anche nel tempo: il primo libro della Sagan è del 1954, mentre il romanzo di Mishima è del 1963 (l’autore aveva esordito).
Però i punti di contatto sono ben consistenti: in entrambi troviamo una donna che si avvia alla mezza età e si trova ad avere l’occasione di una relazione con un uomo più giovane di lei. Sono donne in carriera, libere da legami certificati, indipendenti economicamente, attente alle sfumature nelle relazioni con il prossimo, e interiormente instabili. Avvertono la mancanza di un compagno nella quotidianità.
Entrambi i romanzi sono scritti in terza persona. Per la Sagan è una variazione rispetto ai suoi due primi libri, narrati in prima persona come una sorta di diario di eventi e sentimenti. Per Mishima la scelta della terza persona non è una novità, rientra nella sua forma di stile e soprattutto nella volontà di mantenere un controllo totale sulla materia del racconto.
Non è difficile immaginare che, per comporre queste storie, i due scrittori abbiano attinto a vicende personali. Gli ambienti dei gay bar e le frequentazioni di giovani non erano certo ignote a Mishima. Gli intrecci sentimentali “disinvolti” non erano un’eccezione per la Sagan.
Nella scuola della carne, Taeko, donna ancora piacente ed elegante, ma ormai alle soglie della quarantina, si invaghisce del giovane Senkichi, bello e spassionato come un conquistatore da film.
In Le Piace Brahms, la quasi quarantenne Paule è logorata dalla relazione con Roger, un coetaneo che la trascura metodicamente e la cornifica con altrettanta regolarità: nessuno dei due sembra volere compiere il passo per stabilizzare il loro rapporto.
Nella storia della Sagan è il venticinquenne Simon a sconvolgere le orbite stanche dei due amanti. Si innamora di Paule e tutta l’energia disperata della sua giovinezza sembra contagiare a poco a poco la donna, che aveva chiuso il suo cuore alla felicità per consegnarsi alla resa di un legame sterile.
Taeko invece sceglie Sekichi, lo “compra”, riscattandolo da un ambiente che avrebbe inghiottito e distrutto la sua bellezza. Il giovane diventa un oggetto d’amore che Taeko indaga con pazienza tutta femminile nel tentativo di trovarvi l’amante ideale.
Il terzo uomo nella trama di Mishima è individuabile in un ex amante di Senkichi, Teruko, che è però il più intimo confidente di Taeko. Sarà lui stesso a gestire le trattative per liberare il giovane dal peso del suo passato senza compromessi, e offrirgli la possibilità di realizzare il riscatto sociale tanto ricercato. Taeko e Teruko si ritrovano legati non solo dall’amicizia ma dall’amore per Senkichi, un sentimento che non è ricambiato.
Ne La scuola della carne le pulsioni si intrecciano alle dinamiche di una società post bellica ancora fortemente radicata nella divisione in classi. L’unico “ascensore sociale” riconosciuto sono i soldi, oppure un buon matrimonio. Taeko fino a quel momento ha rinunciato a tutto per coltivare la propria indipendenza – dal lavoro nella moda alle relazioni -, ma si trova davanti a una linea grigia che la fa tremare: fronteggia la drammatica prospettiva di essere sola per il resto della vita. Da qui l’impulso a sfidare ancora una volta le convenzioni sociali per affiancarsi ad un uomo più giovane, simbolo della dimensione della vitalità che si è negata. Quella del sentimento.
Il rapporto con Senkichi è però un gioco pesante perché l’unico linguaggio accettato tra i due è la grammatica dell’erotismo, della carne. Taeko è però profondamente convinta che il suo bellissimo partner possa essere plasmato per provare qualcosa simile all’amore che cerca.
In Le piace Brahms, Paule non è mai convinta a fondo della relazione con Simon, benché il giovane non si risparmi in attenzioni e promesse. Simon ha tutta la forza e la determinazione per mantenere ciò che prospetta a Paule. Ma lei esita, la differenza d’età le pesa e stenta ad abbandonarsi alla felicità sognata d’avere finalmente un uomo accanto a sé. Roger si invece mette da parte agevolmente, senza il minimo dramma, come se il distacco facesse parte di una tacita intesa. Ma ovviamente l’orgoglio è ferito, essere sostituito da un giovanotto rischia di appannare la bella apparenza di Roger.
Taeko e Paule si troveranno a compiere delle scelte cruciali e dolorose, riallineando le loro relazioni triangolari. Per entrambe c’è un distacco (scusate lo spoiler, ma dopo oltre mezzo secolo…) che segna l’ingresso in una nuova fase della vita. Tutte e due sembrano entrarci con una specie di serenità dal gusto amaro. Aveva un prezzo troppo alto la felicità che avevano cercato coltivando il loro sogno d’amore. Meglio volare più basso, meglio trovare un equilibrio a frequenze inferiori. L’amore infatti non garantisce la felicità, può essere un sentimento bruciante vissuto intensamente, ma nella sfida del tempo deve necessariamente trovare una stabilità fatta di comprensione, complicità. E forse anche la tanto disprezzata abitudine.
Forti della raggiunta consapevolezza, sia Paule che Taeko varcano la linea grigia dell’età matura con più certezze e una conoscenza maggiormente approfondita dei loro sentimenti. La solitudine non è più il male maggiore nelle loro vite. L’ultimo jolly è stato calato, le due donne ora sanno bene quali saranno le altre carte nel mazzo e come, molto probabilmente, terminerà la partita.
Leggendo a distanza ravvicinata i due libri, le similitudini balzano all’occhio. Le trame, i personaggi e anche le ambientazioni: classi sociali della borghesia urbana in contesti in fermento. Per Mishima c’è la Tokyo occidentalizzata, un turbinio di ristoranti, cinema, bar che riflettono le altre capitali europee. Addirittura arriva Yves Saint Laurent per una sfilata di moda. La Parigi della Sagan ha l’opulenza di chi non ha bisogno di chiedere perché è al centro del mondo. Locali notturni, sale concerto, appartamenti arredati con gusto, sono gli approdi obbligati di uno scorrere incessante di lavoro e svago. Un mondo in movimento che ci affratella nello smarrimento, ma non offre appigli stabili al desiderio. Il tempo, per quanto soggettivo, inesorabilmente consuma e modifica, trasforma e destabilizza.
I romanzi di Sagan e Mishima sono le cronache di due crisi esistenziali portate all’estremo: tutti i personaggi ne usciranno ridefiniti, i triangoli instabili si spezzeranno per formare nuove e vecchie figure. Sempre alla ricerca della stabilità, che Taeko e Paule riconoscono in una dimensione di distacco, non solo dal dolore e dal piacere d’essere amati, ma dall’intero affanno della vita. Saggezza non fa forse rima con leggerezza?