Nel mare ignobile dei social qualche pepita si trova ancora. Forse grazie a un bistrattato algoritmo sono venuto in contatto con l’orbita dei Galaxy Electric, un duo statunitense di musicisti piuttosto fuori dagli schemi del sound da classifica. Ma perfettamente integrati nella filosofia della Retro letteratura, ossia il recupero dell’antico e del sorpassato per offrire nuove e appetibili scenari del possibile ad un presente sempre più precario e fuggevole.
Siamo nella ormai ricca regione cosmica della musica elettronica, che ormai spazia dalla tecno dance più scontata alle frange più nobili della classica sperimentale (ma si dice contemporanea, altrimenti si offendono…). Galaxy Electric, ossia il baffuto Augustus e l’eterea Jacqueline, hanno due album all’attivo, il più recente ha un titolo illuminante: “Tomorrow was better yesterday”. Un gioco di sfasamenti temporali che la dice lunga sulla loro prospettiva sonora. Nel disco si apprezza un mix esotico di elettronica delle origini, effetti che riecheggiano le colonne sonore dei film di fantascienza anni ‘50 e ‘60, echi e riverberi già uditi altrove nei primi esercizi del rock con proto sintetizzatori.
Il risultato è un intreccio di sequenze d’incanto e stupore che creano atmosfere dal battito sospeso e l’ampio respiro. In tre parole la “cosmic tape music”. Augustus e Jacqueline utilizzano a piene mani nastri, bobine, sintetizzatori d’annata, apparecchi vintage per creare effetti, distorsioni, ma soprattutto dimensioni armoniche nuove con materiali già sentiti.
Le frequenze risultanti sono lanciate sulla pista individuata decenni fa da Piero Umiliani, creatore di colonne sonore (chi non conosce Ma nah ma nah?) e sperimentatore sonoro. Per credere ascoltate i brani raccolti nell’album “Tra scienza e fantascienza”. Ma se Umiliani cercava di dare una forma alla musica del futuro, il duo dei Galaxy Electric dà “corpo” ad architetture di un futuro non realizzato. Quello delle macchine volanti negli spazi infiniti e degli uomini e delle donne immersi in imprese ai confini dell’immaginazione.
L’ultimo album dei Galaxy Electric è frutto di una intera sessione di improvvisazione. Ok, l’hanno concertata per un anno intero prima di avviare il tasto rec, però questo non toglie nulla alla meraviglia di ascoltare una live in stile cosmic jazz, che ha come risultato il racconto sonoro di un viaggio nel tempo spazio.
Mi rendo conto che ascoltando questi brani l’effetto mesmerizzante è dietro l’angolo. Forse la permanenza prolungata nella Galassia elettrica può avere effetti collaterali stranianti sul senso dell’orientamento. Ma dato che il nostro raggio d’azione di questo 2020 è per forza maggiore drasticamente ristretto, almeno decolliamo con la fantasia.
È un alter ego professionale attratto dall’amatorialità e gran cultore del perseverare nell’errore che ci fa umani. Per pochi ma belli è noto come autore del bestial seller “I pensierini di Mosè” e di “Triscaidecafobia”.